lunedì 9 aprile 2007

Pasquetta: sul fiume, tra sassi e memorie

E anche pasquetta è andata. Rimane, per me, una di quelle feste un po’ obbligate, come la notte di Capodanno, quando i ragazzini di tutte le età si sfidano a fa l’ora più tarda, a chi si diverte di più. Bah, sarà che sono un mezzo pensionato, ma io il Capodanno non lo vedo molto diverso da una qualsiasi serata fuori con gli amici – e come tale finisco spesso per passarlo a letto. Ho amici, invece, che pur di mostrare ad altri amici “rivali” di aver avuto un Capodanno migliore, fingono spudoratamente di essersi divertiti, di aver conosciuto un sacco di ragazze, di avere limonato con una di cui non si ricorda più nemmeno il nome (come se in questo ci fosse qualcosa di cui vantarsi), di aver bevuto come non avevano mai bevuto prima. Io, alla domanda di rito “Che hai fatto all’ultimo?” rispondo: “Mah, avevo sonno, alle undici ero a letto. Uscirò se mai domenica prossima.” A quel punto, l’altro mi guarda sempre un po’ perplesso. “Ah.” dice. Poi magari finge di essere d’accordo con me: “Ma si, alla fine è una sera come le altre...”, dandomi mentalmente dello sfigato; oppure, se è più sincero - ma altrettanto conformista - mi rimprovera, sempre dandomi verbalmente dello sfigato: “Ma va’, non si può… l’ultimo è l’ultimo, capita una volta l’anno, bisogna fare qualcosa!”.
Eh si, bisogna proprio, per poterlo dire agli amici. Sarebbe bello invece pensare a ogni uscita con gli amici come se fosse speciale, senza seguire il calendario.
Comunque, l’anno prossimo mi invento pure io qualcosa di eclatante.

La stessa cosa succede, in modo meno profondo, anche per la Pasquetta, il giorno di “uova e salame”, del ritorno alla natura, del picnic nei campi. Quando si è adolescenti non c’è giorno meglio organizzato. Sveglia alle 5.30 per preparare l’attrezzatura: pane, salame, uova sode preparate dalla mamma (che si deve svegliare mezz’ora prima, ovviamente), coperta, tovaglioli di carta, piatti, bicchieri, posate di plastica, e soprattutto bibite, alcoliche e non. Qualcuno porta il pallone, altri il frisbee – che non uscirà mai dallo zaino – un altro avrà la radiolina a pile. La chitarra è un altro elemento fondamentale, e a seconda del tipo di compagnia: a) verrà snobbata completamente e strimpellata in solitudine dal ragazzo che l’ha portata, il quale è ancora alle prese con uno zoppicante giro di do e non suonerà altro per tutto il giorno; oppure b) diventerà il centro portante di tutta la giornata, almeno per una parte consistente della compagnia: il chitarrista è un jukebox umano, ha portato con sé una valigetta con 5 canzonieri da 300 pagine l’uno e non esiste canzone che non sappia suonare. Le ragazze, appena lo scoprono, gli si fanno tutt’intorno e lo obbligano a suonare le loro canzoni preferite fino alle sei di sera. (Da notare come le canzoni preferite delle ragazze non rientrino mai tra quelle che lui ama. Anzi.) Arrivato a sera, il chitarrista ha le dita gonfie come le salamine che gli altri hanno mangiato (lui doveva fare da colonna sonora e non ha toccato cibo), non avrà voce per i successivi tre giorni, e soprattutto ne ha le palle piene di suonare la chitarra; in più, nonostante tutto quel mettersi in mostra non è riuscito a scroccare nemmeno un bacio, da nessuna delle ragazze, manco dalla più brutta, l’amica sfigata dell’amica della sorella della Luisa, che quel giorno non la voleva nessuno e si è aggregata di nascosto.
Insomma, quando si è adolescenti la Pasquetta è un rito. Che sia nel campo dell’amico contadino o nello spiazzo erboso in riva al fiume – e in questo caso, tutto sta nell’arrivarci prima degli altri gruppi, se no bisogna fare a botte – il lunedì di pasqua è il giorno in cui anche chi della natura se ne sbatte tutto l’anno, si sente ambientalista, amante del verde e delle passeggiate all’aria aperta. Per molti, questo giorno è l’unico motivo per fare un picnic. A me, invece, i picnic piacerebbe farli tutte le domeniche, un po’ di qua, un po’ di là, con la chitarra o senza, con o senza ragazze, e se mi viene l’allergia chi se ne frega. Il picnic è bello e basta. Starsene seduti nell’erba, mangiare fragole con panna, e pane e prosciutto, bere succo d’arancia e ingozzarsi di patatine. E magari due tiri a pallone o un paio di canzoni. Cosa c’è di noioso in tutto questo? Perché a volte mi sembra di essere l’unico a cui piacciono le cose semplici? Non lo capirò mai.

Oggi, dunque, sono andato sul fiume Chiese da solo, a raccogliere sassi per il mio acquario. Dal lettore mp3 mi facevano compagnia i Cake, ma solo nell’attraversare il paese; arrivato al fiume ho spento la musica e sono rimasto ad ascoltare il silenzio di un pezzo di natura che mi ha fatto compagnia per tutta l’infanzia e adolescenza, e che non andavo a trovare da almeno dieci anni. È invecchiato pure lui, il nostro Chiese, a quanto pare. Un tempo arrivavi sull’argine e potevi lasciarti scivolare sulla ghiaia fino a giù, poi c'era una sorta di spiaggetta di ghaia e l’acqua, più o meno pulita. Oggi invece se mi fossi lasciato scivolare dall'argine avrei fatto poco più di mezzo metro prima di inciampare in un groviglio di erbaccia, poi sarei ruzzolato giù fino a cadere in una pozza verdastra di acqua melmosa e probabilmente un ratto mutante di 40 kg mi avrebbe divorato senza che nessuno se ne accorgesse. Povero fiume. Sono andato un po’ avanti e ho trovato una specie di spiazzo in cui raccogliere sassi. Un centinaio di metri più in là doveva esserci un bel posto per i picnic, si vedevano molte persone, bambini che giocavano a palla e tutto quanto. Dopo cinque minuti una famiglia se n’è andata, caricando su un furgoncino una griglia, degli sgabelli e un sacco di altra roba. C’erano anche tre bambini, sui sette-dieci anni. Mi hanno fatto pensare a quando avevo quell’età, e venivo al fiume in bicicletta con gli amici. Ho iniziato senza accorgermene a cantare Il ragazzo della via Gluck: me l’aveva insegnata mio padre, la cantavamo insieme quando mi portava con sé a raccogliere lumache. E a partire da questo ricordo è scattato, nella mia mente, uno di quei momenti in cui rivedi una dopo l’altra delle scene della tua vita che tenevi nascoste da sempre, e ora pur di uscire si aggrappano anche alla più flebile associazione di idee, e ti si scaraventano addosso come un fiume in piena. La sensazione è la stessa di quando sogni di essere inseguito da una moltitudine di persone, e di non riuscire a correre: ti senti soffocare, senti tutte le loro voci accavallarsi nella tua testa, e gridano sempre di più, sempre più forte, e a un certo punto non riesci più nemmeno a pensare, puoi solo tapparti le orecchie e cercare di non soffocare...
Sono tornato a casa ascoltando i Kings of Convenience. Per strada sembravo un pazzo: ero assalito dai moscerini, che non so bene per quale motivo avevano deciso di seguirmi, e starnutivo per via dell’allergia in un fazzoletto di carta che chiedeva pietà.
Sarò rimasto fuori per un’ora e mezza, non di più, ma a voler vedere oggi è stata una delle mie migliori pasquette.

La vostra com’è andata?

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissima

Alice Cattiva ha detto...

Il giro di Do.. il Ragazzo della via Gluck.. cosa mi ricordano? ..aspetta..mah.. forse che ci sono anche altre persone a cui piacciono "le cose semplici". :)
A proposito oggi o domani qui si fa il primo pic nic dell'anno. Zapraszamy.

Anonimo ha detto...

I ricordi più vividi che ho della pasquetta della mia adolescenza(quando era obbligatorio divertirsi),sono interminabili ore di coda in automobile per raggiungere fazzoletti di terra uguali a quelli che si trovavano dietro casa.

Anonimo ha detto...

Vengo da Deliranti...interessante...

Anonimo ha detto...

Io invece sono andato in montagna e ci siamo divertiti un casino....te lo spiego io perchè pasquetta è pasquetta: se lavori 6 giorni alla settimana il primo giorno bello di vacanza ti piacerebbe fare qualcosa di diverso da quello che fai tutte le domeniche... quando andari a lavorare capirai che i giorni di fancazzismo sono veramente pochi...

Roberto Benvenuti ha detto...

quello che dico io è: perché fare qualcosa di diverso dalle altre domeniche solo a pasquetta? perché non ci pensa mai nessuno che si possa prendere e fare "pasquetta nei campi" anche in una domenica normale?! cmq sono d'accordo sul fatto che avere un lunedì libero una volta ogni morte di papa sia un evento speciale da festeggiare come si deve!
Grazie a tutti per i commenti!

Anonimo ha detto...

che spettacolo aver imparato dal papà il ragazzo della via Gluck...insieme alla canzone del sole...vorrei comprare una strada(anche se non saprai mai se si chiama veramente così)...e un sacco di altre...di cui conosci a memoria i testi...e non sai perchè...che riconosci dalla prima nota...e non sai perchè...

Martolina ha detto...

Interessante. Io lavoravo a pasquetta. Poi le gite in campagna non le ho mai fatte: ho l'allergia. Non ho mai avuto un uovo di Pasqua da aprire e adesso che ci penso manco Babbo Natale mi ha mai portato un regalo.
Che infanzia di merda.
Ora capisci perchè me ne voglio andare di casa?